Vergine e martire. Molto probabilmente il suo martirio risale alla persecuzione
di Diocleziano. Quasi certamente leggendario è il racconto agiografico
della sua condanna alla prostituzione e al rogo perché cristiana; la
tradizione, che vuole le fossero strappati gli occhi, deve essere messa in
connessione con l'etimologia del nome che significa "luce". San Gregorio Magno
ne inserì il nome, assieme a quello della martire catanese Agata, nel
canone della messa e ben presto il suo culto si diffuse fino a raggiungere il
Nord dell'Europa, dove essa è molto venerata. Il corpo di
L. fu,
secondo la tradizione più accreditata, trasferito da Siracusa a
Costantinopoli nell'822 da Giorgio Maniace e poi, quando Costantinopoli fu presa
dai crociati, fu trasportato a Venezia dove, nel 1860, fu collocato nella chiesa
di San Geremia. La sua leggenda ha ispirato molti canti popolari, nonché
qualche rappresentazione sacra. Commemorazione il 13 dicembre. È invocata
come protettrice della vista. • Arte - La ricca iconografia fa apparire
L. nel corteo delle vergini in Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna e nel
mosaico dell'abside di Santa Maria Maggiore a Roma. La lampada accesa
l'accompagna, talvolta, quale simbolo della luce (Siracusa 285 circa - 305
circa).